Perchè un’arte marziale come primo sport per un bambino?

“Le arti marziali e gli sport da combattimento sono sport violenti e portano il bambino a diventare violento”.

Classica affermazione di chi non ha mai praticato arti marziali e non sa cosa sia lo sport.

Ed è così che la quasi totalità dei bambini viene iscritta ad una scuola di calcio o di altri sport molto in evidenza, scelta mossa dalla moda e dalla speranza che, in un futuro abbastanza prossimo, il figlio posso diventare un fenomeno (una gallina dalle uova d’oro).

Quando si chiede ad un genitore quale sia stata la motivazione della sua scelta, quasi sicuramente risponderà così:

“E’ lo sport più completo” (nuoto). Ci sono molti altri sport che portano ad un livello più elevato le varie capacità motorie e a migliori adattamenti fisiologici.

“Così impara a socializzare” (sport di squadra, principalmente calcio). A meno che il bambino non abbia un allenatore personale, dovrà allenarsi e trascorrere svariate ore con i suo compagni, anche negli sport individuali.

“Così magari diventa famoso e ricco” (calcio). Non mi esprimo!

Cosa si dovrebbe imparare praticando sin dall’infanzia uno sport di squadra?

  • Rispetto per i compagni e per gli avversari.
  • Umiltà e dedizione per riconoscere i propri difetti e, tramite l’allenamento, trasformarli in pregi.
  • Si dovrebbe imparare a fare gruppo e sentirsi uniti per fronteggiare e superare i problemi tutti insieme.
  • Uguaglianza, ognuno ha un ruolo diverso e ha la sua importanza, tutti hanno gli stessi diritti e gli stessi doveri.
  • Ogni bambino si sviluppa fisicamente e psicologicamente in maniera differente, quindi si cerca di tirare fuori il potenziale del bambino, piuttosto che i risultati.

Cosa avviene abbastanza frequentemente negli sport di squadra?

  • Mancanza di rispetto, verso i propri avversari che stanno perdendo (ma anche vincendo) e verso i propri compagni che non reggono il ritmo dei più bravi.
  • Assoluta negazione dei propri difetti e conseguente rifiuto di allenare certe mancanze.
  • Ci sono ruoli più importanti di altri, se si vince chi fa punto è il migliore, gli altri hanno partecipato in minima parte; se si perde è sempre colpa di quelli che dovevano aiutare a portare a compimento l’azione ed invece non lo hanno fatto.
  • Atti di bullismo all’interno del proprio gruppo.
  • Il bambino più alto, più forte e più veloce, a parità di età, sarà quello che verrà scelto per avanzare di categoria, in quanto ha prestazioni più elevate.

Inoltre assistiamo ad altri comportamenti alquanto discutibili:

  • Genitori che urlano e offendono e litigano sulle gradinate.
  • Allenatore con favoritismi.
  • Allenatore che offende, umilia e inveisce contro i bambini e contro l’arbitro.

Vediamo invece quello che succede negli sport da combattimento (quasi sempre):

  • Si ottiene una disciplina mentale oltre che fisica, necessaria per poter frequentare la palestra.
  • Si riconoscono le proprie lacune e si deve lavorarci sopra insistentemente per diventare sempre più forti.
  • Ognuno affronta un avversario di pari peso in modo che nessuno sia avvantaggiato.
  • Si insegna il rispetto per tutti, ma in maggior modo per i gradi superiori.
  • L’allenatore o il maestro diventa una sorta di secondo papà, che sgrida e corregge i suoi allievi, pretendendo sempre di più ma anche premiandoli.
  • Sviluppo di un senso di protezione nei confronti dei più piccoli e dei più deboli, con conseguente lotta contro gli atti di bullismo.

Ma la cosa più importante è che si impara a non dare agli altri la colpa dei propri fallimenti, come non si corre il rischio che il riconoscimento per una vittoria venga dato ad un altro.

Le arti marziali sono molte con caratteristiche differenti.

Fin dai primi anni il JUDO è consigliatissimo, in quanto non ci sono colpi da sferrare all’avversario, ma si lavora corpo a corpo (per il bambino è molto importante un contatto fisico nei primi anni di vita), si lavora al suolo, togliendo la paura del contatto con esso, si lavora tantissimo sull’equilibro e si utilizzano in maniera completa ed indipendente arti superiori ed inferiori. Inoltre sia nella lotta in piedi che per terra si utilizzano tutti i muscoli e le catene cinetiche quindi si ottiene una consapevolezza totale del proprio corpo ed un suo sviluppo funzionale ed armonico.

Dopo qualche anno il bambino può cominciare a praticare anche arti marziali o sport da combattimento che prevedono l’utilizzo di colpi. Questo porta piano piano ad un aumento dell’autostima e della sicurezza derivante dalle proprie capacità, il ragazzo imparerà molto presto che questi colpi possono essere molto pericolosi e, nella maggior parte dei casi, eviterà di utilizzarli nella vita di tutti i giorni se non quando si troverà in serio pericolo.

Con una sapiente preparazione si potrà andare ad ottimizzare le potenzialità dell’atleta, andando a lavorare sia sul piano fisico (capacità motorie varie) sia sul piano mentale (concentrazione e autocontrollo).

Il ragazzo crescerà e diventerà un individuo con un ottimo autocontrollo, sicuro di se, rispettoso e capace di difendere se stesso e gli altri.

 



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